Disegni in crisi
Introduzione
GF, anni 22, Agosto 2019, ricovero in clinica psichiatrica per episodio psicotico acuto.
Diagnosi: depressione maggiore con evento psicotico.
Commento su alcuni disegni fatti in giorni successivi durante e dopo il ricovero, che danno qualche indizio su come stesse e come il processo evolvesse.
I disegni erano su carta da disegno, fatti a carboncino e poi ripassati col fissativo perché non si rovinassero.
L’episodio psicotico si era sviluppato abbastanza rapidamente, al momento del ricovero lui sentiva che quando urlava sentiva il vuoto, come se cadesse in un baratro. Egli racconta che al momento in cui vennero a prenderlo coll’ambulanza per il ricovero coatto in psichiatria, quando i sanitari lo portarono via in posizione orizzontale, lui si rendeva conto di tutto.
Sebbene fosse cosciente, tuttavia, egli era completamente immobilizzato, e il suo vissuto era quello di uno che era alla mercé di chiunque volesse e potesse fargli del male; quindi si sentiva come se ci fosse una specie di fine del mondo.
In questo articolo vogliamo esemplificare come compaiano con chiarezza degli organizzatori mandalici, dei foci di attenzione interiore che svolgono un’azione armonizzante, favoriscono un ritmo interno armonico dell’energia, una euritmia potremmo dire, Un centro organizzatore psichico, quale è a livello psichico il centro di un fiore,
si trova dice Jung in ogni fase di recupero da un breakdown psicotico che si riorganizza: i mandala spesso prodotti dai pazienti in occasione della frammentazione psichica servono alla fase di Rinascita.
Ecco perché in questi disegni gli organizzatori sono così centrali: in tutti i disegni c’è un organizzatore
1. Primo disegno 31.8.1
Nel primo disegno, in basso a sinistra si vede un calderone, (così definito da lui stesso), pieno di cose in ebollizione. È il primo organizzatore che compare.
Mi pare simbolo chiaro di cose che bollono in pentola, grande quantità e temperatura di ebollizione; si vede infatti sopra il calderone una bella attività.
una grande confusione una grande mescolanza di materie.
Il materiale inconscio tuttavia è contenuto in questo recipiente che appare solido, dotato di manici o di un bordo raddoppiato, come un collo con funzione di restringimento ma al momento aperto.
Sopra il calderone inoltre c’è una grande quantità di fumo nero, non solo un po’ di vapore, e nell’insieme si osserva un’oscurità nell’ambiente che va al di là del fumo stesso
Sempre nella parte alta del disegno, al di là del fumo, c’è una fiamma lunga, orizzontale, e subito sotto un grande serpente.
Forse questo serpente, suggerisce, è accompagnato o generato addirittura, da una fiamma in alto, una fiamma del cielo.
Ha i denti avvelenati pronti per mordere, una lingua biforcuta che fuoriesce.
Ha le scaglie all’incontrario, spiega il paziente, come avesse difficoltà a muoversi nella direzione in cui si muove.
Direi che il serpente è decisamente sproporzionato rispetto al disegno ed al calderone; se è uscito da li, non sembra facile rimettercelo; se viene dall’alto, come sembra, può stare ad indicare un aspetto superiore della coscienza, percepito tuttavia, data la grandezza, il tipo di simbolo, e l’atteggiamento del serpente, pericoloso per l’ego, che lo sente evidentemente fuori dalla sua capacità di controllarlo.
Cosi abbiamo visto come il calderone stesso corrisponda ad una funzione, una funzione, cosi come il movimento intelligente del serpente che compare in alto.
2. Secondo disegno. 1.9.2019
Disegno del giorno successivo
Nel secondo disegno si vede un albero sulla destra, con una apertura nel tronco, che sembra come quei buchi dove stanno gli scoiattoli, più o meno all’altezza del cuore, se fosse un uomo.
È quindi un tronco abitato, c’è una anima nel centro.
La chioma è piuttosto piccola, in proporzione al tronco che invece è molto grande.
Nei disegni dei bambini questo corrisponderebbe ad un buon radicamento, ma una insufficiente presenza nel mondo esterno.
Non si vedono le radici, forse non sono profonde? In questo caso possiamo ipotizzare che egli si senta poco radicato.
Accanto a quest’albero il paziente disegna qualcosa che può sembrare la chioma dell’albero, ma che in realtà mi sembra un disegno a sé: potrebbe essere la chioma, vista da sopra o sotto, insomma una specie di zoom sul tema chioma, circolare, espressione del tronco.
Se il tronco rappresenta l’asse dei chakra, la chioma esprime la sua manifestazione ed il suo apparato recettivo, ossia come l’energia del mondo viene assorbita e gestita.
In ogni caso è evidente un simbolismo ordinatore, un secondo organizzatore; questo, in un momento così precoce di crisi, potrebbe essere un segnale prognostico favorevole.
In altre parole potrebbe stare ad indicare una capacità di integrazione del materiale inconscio, solamente in stato potenziale per adesso, ma già presente ed attiva.
Si vede infatti una croce con le estremità ricurve, spiralmente concordi, come nella svastica, che rappresenta l’energia cosmica, la manifestazione del divino nel mondo.
La parola italiana svastica deriva dalla resa del termine maschile sanscrito, svastika,
traducibile letteralmente come “è il bene” o “ben-essere”. Il simbolo è presente sin dal neolitico. Secondo René Guénon, la svastica rappresenta il polo nord, e solo secondariamente il sole quale funzione riflessa del polo. Esso rappresenta il moto di rotazione intorno a un centro o asse immobile (Axis Mundi). Guenon sostiene che la svastica sia disegnato dalla rotazione del Grande Carro intorno al polo nord celeste. In ambito induista il simbolo con i rebbi rivolti a destra (卐) è associato con il Sole e con la ruota del mondo che gira intorno ad un centro immobile, e quindi emblema di Viṣṇu (e perciò anche di Kṛṣṇa), del mondo manifesto; invece, il simbolo con i rebbi rivolti a sinistra (卍) è associato con i rituali tantrici della dea Kālī, e con il mondo immanifesto.
Tale simbolismo è invertito nel Buddhismo e nelle religioni sciamaniche dell’Asia centro-settentrionale.
La svastica qui sembra ruotare in senso orario
Uno di questi bracci interferisce un po’ con un altro, mentre gli altri sono distanziati e liberi; questo braccio sembra anche tendere ad essere in direzione diversa dagli altri tre, forse ortogonale, ma il movimento è accennato; potrebbe essere sia indicazione di disturbo nella armonia che stavamo vedendo potenzialmente prospettarsi, sia una integrazione nel numero 4 dei primi tre., ma forse stiamo anticipando troppo.
In alto a destra forse un uccello, forse una nuvola, qualcosa che sembra delimitato, e non libero di volare.
3. Terzo disegno. 2.9.2019
Giorno ancora successivo
Il disegno successivo mostra con evidenza una suddivisione regolare in quattro quadranti. Questo ripete il movimento organizzatore della croce e della svastica nel disegno del giorno prima.
L’organizzatore si ripresenta costantemente.
Al centro si osserva una figura che non è più circolare ma tendente al triangolare, con una figura inscritta.
Anche questo è un organizzatore, con una periferia fatta da riccioli, o meglio spirali, come dice lui, (o da R, lettera comunque solare (Ra)), che delimitano lo spazio ossessivamente; un tema di controllo di quanto accade dentro.
Si osserva un’ onda portante sul piano orizzontale, una onda sinusoidale che sembra indicare un movimento dell’energia che ha un sopra e un sotto rispetto alla linea di base, una armonizzazione, una frequenza base, che da la base.
Una croce viene individuata dalla linea orizzontale detta, e dalla verticale della quadripartizione ricordata; ma una seconda croce incrocia la prima, riproponendo il tema della doppia croce, ossia della croce spostata, in movimento, insomma della svastica.
Al centro di questa rosa dei venti si svolge un processo. Il simbolo, che in parte ritornerà nell’ultimo disegno, sembra un occhio, un seme; sembra un movimento di una specie di losanga chiusa sopra è di una losanga aperta, che si apre verso il sotto, o viceversa, due radici che si fondono a creare un intero, un terzo elemento di sopra.
Queste due radici che divengono un elemento unificato sopra ricordano il caduceo, la corrente ascensionale della Kundalini che da alla testa, come in questo caso.
La figura centrale riguarda certamente un processo al centro, al centro della coscienza, spesso simboleggiata dall’occhio; i due elementi potrebbero essere anche quindi una vista che nella crisi è più aperta al profondo, come se fosse un occhio più esterno un occhio interno.
4. Quarto disegno, 16.9.2019
dopo la dimissione.
In questo disegno finalmente compaiono i colori. Questo sembra già un elemento positivo, per nulla scontato, e che potrebbe confluire in una prognosi non troppo negativa (vedi letture dei colori nel test di Rorshach).
Dopo i disegni precedenti, qui compare il desiderio, il bisogno del paziente di mettere una macchia di colore, al centro, questo è il messaggio che per primo colpisce l’osservatore.
Il colore potrebbe stare ad indicare che Il paziente è in grado di prendere contatto ed elaborare il piano emozionale della crisi.
Il disegno raffigura una nuvola rosa, eseguita con i colori a cera, che hanno la caratteristica di essere pastosi, materici ma anche maggiormente “incarnati” del carboncino.
La nuvola è, come nel primo disegno, qualcosa che appartiene al cielo, ed è disegnata con un colore non inquietante.
In alto a sinistra un glifo a mo’ di firma, quasi un recupero di identità: vediamo una N disegnata in modo particolare.
A questo proposito, il paziente associa un riferimento ad un film di avventure a lui care, credo Naruto, dei manga giapponesi.
Il glifo è composto da una spirale, o una vocale, e dalla N, lettera che anche come suono è tradizionalmente simbolo del centro (Nun, vedi sempre Guenon).
Al centro della nuvola uno zigzag; forse un fulmine?
In realtà il segno sembra indicare una forza doppia, come testimoniato dalla doppia inversione di direzione. Il segno descrive come una prima parte che sale, seguito da una parte che scende, e le due parti si congiungono dentro la nuvola.
La nuvola – coscienza le contiene dunque, e fa da vaso a questa operazione; non le nasconde o impedisce.
Questa nuvola rosa richiama anche vagamente il cuore.
5. Quinto disegno, 23.9.2019
settimana seguente
L’ultimo disegno raffigura una porta che si apre su un muro, su un fondale scuro che si apre invece verso una zona più chiara.
È un chiaro simbolo di passaggio, di cambiamento possibile (la porta è aperta, spalancata).
La porta è disegnata come una losanga, o come un triangolo con la punta in alto.
La sua forma ricorda la montagna sacra da attraversare, che porta ad una chiarificazione della coscienza (vedi monte Purgatorio).
La porta ha degli archi, degli stipiti costituenti, non è solo un varco.
Vediamo qui nuovamente la confluenza dei pilastri della porta come due radici, o correnti, che salgono all’apice,
dal quale inizia a salire questa losanga-fiamma-coscienza, un occhio che vede, questo è il passaggio.
Sopra la porta, come simbolo di viatico, come prova da superare e lasciapassare da acquisire, trovasi una losanga simile a quella del disegno precedente.
Nel centro della losanga ci sono due germi che si arrotolano.
Sembrano quasi due occhi, o per meglio dire l’insieme sembra un occhio solo, ricorda il simbolo del Tao (associazione fatta dal paziente).
Alcune ultime considerazioni.
Abbiamo visto la progressione operativa organizzatrice dei mandala disegnati: nel secondo e terzo dei disegni, compare una struttura quadripartita con elementi evolutivi come le spirali, flusso, movimento organizzato.
Questi organizzatori consentono una focalizzazione, una concentrazione della coscienza che portano dapprima alla attivazione del colore, quarto disegno, poi ad un passaggio, ad uno sbocco, una porta, che vediamo nel quinto disegno.
La porta è descritta come stretta ma in basso si apre, consente il passaggio, no è una fenditura: essa per la sua forma d’altronde nello stringersi in alto descrive un organizzatore, quello che consente ai due dei canali laterali di riunirsi, di fare di due uno: si tratta già della via del ritorno oltre che la via dell’andata.
Questo congiungersi delle due linee portanti, dei due stipiti convergenti della porta potrebbero riferirsi alle due correnti ascensionali dei due canali laterali, Ida e Pingala, che entrano in Shushumna. Questo entrare nella porta centrale è il simbolismo di molte religioni, di ogni iniziazione.
In questo senso la crisi psicotica è una iniziazione ad una visione, ad una coscienza unificata, che comporta lasciare la vecchia identità al di qua della porta, per procedere ad una nova visione della vita dall’altra parte.
Anche questo è un segno prognostico favorevole, poiché indica la possibilità di questa operazione in questo soggetto.
Riflessioni catamnestiche e conclusive
Nella psicosi è costante la esperienza del crollo dell’intero mondo, (casca il mondo), e della propria identità, in grado di reggere difendersi fuggire o altro, (casca la terra); è costante un senso di perdita di contatto colla realtà.
Tuttavia, è evidente a chiunque lavori in questo campo come esistano differenze sostanziali tra chi riesce ad attraversare più bene o più male questa terra o mare di nessuno, questa notte oscura dell’anima, questa catastrofe, ossia questo rivolgimento dal centro del sistema psichico coscienziale.
La differenza fra un episodio di psicosi ed un altro si vede soprattutto nella evoluzione, che talvolta è benigna verso un recupero completo, altre volte invece evolve verso una cronicità, con ripetute ricadute, come nelle schizofrenie e nelle psicosi paranoidi; tra questi due estremi esistono tutte le forme di psicosi osservabili.
La difficoltà ad attraversare l’episodio acuto e la radice della sofferenza nelle forme croniche risiede a mio parere nel grado di identificazione egoica precedente, ossia da quanto la persona è in grado e preparata a vivere questo distacco da sé come si era rappresentato sino ad allora.
La mente proietta nel teatro dei simboli, nel linguaggio psicologico questa catastrofe come se ci fossero degli attori, una visione dualistica (“impura”), in cui ci vogliono uccidere così e così, o che noi dovremmo uccidere noi stessi così e così, o che dovremmo uccidere i nostri cari, eccetera; compone storie a seconda dell’immaginario in cui si svolge, del “mezzo” del cammin di nostra vita, della coscienza individuale.
Nei primissimi tempi dopo la dimissione egli si sentiva incerto sulle proprie capacità, ed aveva delle reazioni interne molto intense e non molto equilibrate; di quel periodo è il seguente sogno:
“Dovevo sostenere un esame, forse a quiz; non riuscivo a risolvere l’esame, andavo in confusione e comincio a sbattere fortemente la testa contro il muro per la disperazione, la confusione e la rabbia”
Nei mesi successivi, seguendolo con colloqui e farmaci, ho potuto osservare una sempre maggiore lucidità, stabilità, positività e propositività del giovane, al punto che abbiamo portato la frequenza delle sedute da settimanali a quindicinali e ridotto i farmaci.
Il paziente, allievo in un corso di Tai Chi, pensa adesso di procedere in quella formazione e diventare egli stesso insegnante; nel corso del periodo post ricovero, in effetti fece il seguente sogno:
“Diventavo maestro di Tai Chi, per due miei amici, ed ero contento di questo”
Pochi mesi fa, il padre del paziente è stato ricoverato per un infarto miocardico poi risoltosi bene; questo episodio scosse fortemente il mio giovane paziente, perché gli ricordava il suo proprio ricovero,.
In quei giorni, tuttavia, egli fece il seguente sogno:
“Sognavo che mi stavo svegliando durante una lezione di greco, e che la mia insegnante di allora mi stava rimproverando per questo dormire”
Questi sogni nel loro insieme ci confortano nella opinione che il processo di crisi e trasformazione abbia proseguito il suo lavorio sotterraneo durante i mesi seguenti il ricovero, portando ad una nuova identità più matura, capace di insegnare saggezza e di essere più sveglia di prima, a livello animico.
Si vede infatti nella evoluzione clinica complessivamente una buona tenuta del sistema, sia prima che dopo il momento difficile della crisi del padre: il confronto con la paura della fine, della morte, della disgregazione è affrontata con maturità , equilibrio e forza.
E se esaminando il sogno riferito fatto poco dopo la dimissione si vede come non vi fosse molta capacità di potere reggere la condizione di sprofondamento, al contrario nei sogni pià recenti, relativi alla crisi del padre, possiamo vedere come egli dimostri una buona stabilità psichica.
In effetti nel corso di questi due anni in cui lo ho seguito con farmaci e colloqui, non si sono verificati altri episodi psicotici franchi, nonostante la riduzione e poi l’interruzione della terapia antipsicotica, ad eccezione di una piccolissima riaccensione della instabilità all’inizio del periodo natalizio, episodio tuttavia subito criticato, contenuto ed isolato.
A distanza di un anno e mezzo, il paziente ha ridotto e quasi smesso le medicine, non ci sono segni di ricaduta, e sta lavorando ad integrare ciò che è emerso, con dei colloqui quindicinali in cui si dimostra gradualmente più responsivo, adattato alle circostanze, sereno.
Riducendo i dosaggi dei farmaci neurolettici in funzione del recupero della capacità integrativa, il paziente ha manifestato nel rapporto con me, con la ragazza e la famiglia e l’ambiente, maggiore attenzione, concentrazione, senso dell’ironia, ed un miglioramento nella qualità e dinamica nei sogni. Infatti, i processi simbolici psico sintetici si presentavano anche nei sogni del paziente, (che qui non riporteremo in dettaglio), e mostravano uno sviluppo interno coerente colle manifestazioni consce.
In questo breve scritto si voleva mostrare come un andamento favorevole nella psicoterapia si poteva intravvedere già al principio, nella sequenza dei disegni e nel loro contenuto archetipico.
Dr. Claudio Maddaloni, psichiatra e psicoterapeuta del giovane.
Magliano, 5.12.20